Festival Double dv@: il cinema russo online

Le 22 case cinematografiche e le società televisive russe hanno da poco presentato al Mercato Internazionale dei Programmi Televisivi (MIPTV) i film che parteciperanno alla selezione del 69° Festival Internazionale del Cinema di Cannes, che si svolgerà dall’11 al 22 maggio 2016. I film sono stati presentati allo stand “Cinema russo in tutto il mondo” di ROSKINO (l'azienda che promuove i film russi presso i festival internazionali). 

L’11 aprile a Mosca si terrà l’inaugurazione del VII Festival del cinema on-line Double dv@, una rassegna che nasce allo scopo di diffondere i film russi che non hanno avuto sufficiente visibilità nelle sale. Dall’ 11 al 22 aprile 2016 sul sito Rossijskaja gazeta i miglior film russi degli ultimi anni saranno disponibili in streaming gratuito per 48 ore; gli spettatori potranno inoltre votare la loro pellicola preferita. L’anno scorso il sito è stato visitato da oltre 200 mila persone provenienti da 92 paesi. 

Tra i film in concorso: 
"Chagall – Malevich" («Шагал – Малевич») di Alexandr Mitta
"Elysium" («Элизиумчч») di Andrew Eshpaja
 "Eredi" («Наследникич») di Vladimir Hotinenko
 "Nakhodka" («Находка») di Viktor Dement
"La parola di Pioniere - 2" («Честное пионерское-2») di Alexandr Karpilovskiy
"Due donne" («Две женщины») di Vera Glagoleva

“Due donne” è un lungometraggio del 2014 di Vera Glagoleva, nota in Russia come “Artista del Popolo”. Il film è tratto dall'opera teatrale “Un mese in campagna” di Ivan Turgenev ed è stato girato nella tenuta del compositore russo Mikhail Glinka Novospasskoye, nella regione Smolensk. Il protagonista è il famoso attore inglese Ralph Fiennes, affiancato da Anna Astrakhantseva e Alexander Baluev. Ralph Fiennes ama molto la cultura russa e prima delle riprese si è impegnato a fondo per imparare il russo e interpretare al meglio il suo ruolo. Tra gli interpreti figurano anche gli esordienti Nikita Volkov e Anna Levanova. Il pianista lituano Gints Berzins e il compositore russo Sergei Banevich hanno curato le musiche, ricreando perfettamente l'atmosfera degli anni 40 del XIX secolo, l'epoca di Turgenev. 

Trama:
Mikhail Rakitin (Ralph Fiennes) è innamorato da tempo della moglie del ricco proprietario terriero Arcadiy Islaev, Natalya Petrovna. La donna s’innamora però di Alexey Belyaev, l’insegnante della figliastra Colia Islaev; ciò darà luogo a una serie di equivoci, inganni e malintesi. 

Vera Glagoleva, la regista, ha cercato di ricreare perfettamente l’atmosfera della Russia del XIX secolo. Tutti gli oggetti di scena sono originali e sono stati raccolti da collezioni private e negozi d’antiquariato. La Maison Guerlain ha inviato per le riprese una replica della bottiglia di profumo «Imperiale», risalente alla metà del XIX secolo; la protagonista inoltre indossa delle perfette riproduzioni di gioielli dell’epoca. 

Per vedere il film “Due donne” e seguire il festival online cliccare qui → 

Il giorno dei cosmonauti

Il 12 Aprile 1961 Jurij Gagarin, a bordo della nave spaziale Vostok, diventò il primo uomo a viaggiare nello spazio. Nel corso degli anni, l'Unione Sovietica ha progettato diverse stazioni e complessi orbitali spaziali polivalenti pilotati dall'uomo. 

Il primo scienziato a teorizzare la possibilità di volo nello spazio fu alla fine del XIX secolo lo scienziato russo Konstantine Tsiolkovsky, alla fin del XIX secolo. Le prime ricerche sui viaggi interplanetari furono compiute dai suoi studenti nel 1924. 

Il primo satellite artificiale fu lanciato dagli scienziati sovietici il 4 ottobre 1657, sotto la guida di Sergej Korolëv; il modello oggi è conservato presso le Nazioni Unite. La data del lancio del satellite è universalmente considerata l'inizio dell'era spaziale. 

Il primo passeggero a bordo di un satellite fu il famoso cane russo Laika. La missione non prevedeva il rientro e il cane rimase in vita nel satellite artificiale soltanto per pochi giorni. Nell'agosto 1960 furono mandati nello spazio altri due cani, Belka e Strelk: al termine della missione, gli animali tornarono sulla Terra sani e salvi. 

La prima donna cosmonauta della storia è stata Valentina Tereshkova, partita per lo spazio a bordo della nave Vostok 6, il 16 giugno 1963. 

Fu il 12 Aprile 1961 ad imprimersi però nella memoria collettiva e nella storia dell’umanità: quel giorno, dal cosmodromo di Baikonur il veicolo spaziale Vostok 1 partì con a bordo il primo cosmonauta della storia, Jurij Gagarin. Tutti ricordano ancora il suo famoso “Поехали!”, che in russo significa “Andiamo!”. Nell’arco di 1 ora e 48 minuti Gagarin percorse l’orbita della Terra e atterrò in sicurezza in prossimità del villaggio Smelovka, nel quartiere Ternovo della regione di Saratov. 

Prima del volo di Gagarin furono fatti cinque prove. Esse dimostrarono che il cosmo non perdona il minimo errore: la prima nave non riuscì ad atterrare sulla Terra e percorse un’altra orbita per poi scomparire nello spazio. Il secondo lancio ebbe successo, ma il lancio della terza nave Vostok avvenuto nel 1960 non fu altrettanto fortunato e la macchina prese fuoco durante il viaggio di rientro. 

La Federazione Internazionale Aeronautica (FAI) celebra il 12 Aprile il giorno mondiale del trasporto aereo e della cosmonautica. Con il decreto emesso dal Soviet Supremo dell'URSS, dal 9 Aprile 1962 la giornata è diventata Festa Nazionale. 

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Ricetta russa: Kascia di grano saraceno

La Kascia di grano saraceno è un piatto conosciuto e amato in tutta la Russia. 

Prima di cuocerlo, occorre eliminare la farina dal grano saraceno. Il grano va lavato sette volte e poi lasciato asciugare leggermente sulla padella, mescolandolo continuamente.

Il grano saraceno può essere cotto secondo diverse modalità. Ecco due procedure molto semplici: 

  1. Mettere il grano nella pentola, condirlo col sale e versare acqua fredda. Coprire con un coperchio e portare a ebollizione. Per due tazze di grano saraceno crudo, usare tre tazze di acqua e un cucchiaino di sale. Cuocere in forno finché non assume un colorito marrone-rossiccio. 
     
  2. Dopo averlo pulito, scottare il grano con l'acqua bollente e scolarlo. Metterlo in una pentola e versare una tazza e mezzo di acqua calda per ogni tazza di grano saraceno. Avvolgere la pentola in una coperta calda per 5-6 ore. Evitare di aggiungere sale e burro. Accompagnare la pappa di grano saraceno con Kefir fresco (latte fermentato) a basso contenuto di grassi. 

Una volta, per cuocere il grano saraceno si usava lasciarlo avvolto tra le coperte per diverse ore. All’epoca dell’Unione Sovietica la pentola con la Kascia si teneva nel letto anche per 3-4 ore. 

La Kascia può essere mangiata col latte, col burro e condita con cipolle fritte. Questi ingredienti tuttavia in epoca sovietica non erano sempre reperibili al di fuori di Mosca. A tal proposito è interessante la testimonianza di Anna Kharzeeva* su “Russia Beyond The Headlines”: 

«A Kursk (da dove veniva mio padre), una città a meno di cinquecento chilometri a sud della capitale, procurarsi ingredienti di uso comune come burro, panna acido o salame era quasi impossibile. Ecco perché ogni tanto i miei nonni di Mosca si recavano alla stazione ferroviaria per consegnare al controllore del treno un pacco di provviste che i nonni paterni andavano a ritirare alla stazione di Kursk. I treni per Kursk partivano da Mosca verso mezzanotte e arrivavano a destinazione nelle prime ore del mattino. Questa consegna di alimenti richiedeva quindi un grosso sforzo da entrambe le due parti e disporre del burro necessario a condire il porridge della colazione non era da tutti. Mi sembra di vedere mio nonno paterno che nelle buie mattine d’inverno raggiungeva in autobus la stazione ferroviaria per ricevere le provviste. 

Probabilmente prima di tornare a casa teneva il burro in un frigorifero dell’università, dove insegnava medicina. In generale la distribuzione di alimenti nell’Unione Sovietica lasciava molto a desiderare. Mia madre mi raccontava che a Mosca circolavano bus turistici pieni di persone di altre città che si fingevano interessate al Cremlino e alla Piazza Rossa, ma in realtà erano venute nella capitale solo per acquistare cibo. Salame, salsicce, tè e via dicendo. Tutte le cose che nelle loro città non si trovavano. Si dice che alla domanda del presidente USA Jimmy Carter, che gli chiedeva come si potesse distribuire il cibo in un Paese così vasto, il leader sovietico Leonid Brezhnev rispose: “È facile. Portiamo tutto a Mosca e poi i russi vengono e lo distribuiscono tra loro”.» 

La preparazione della Kascia di grano saraceno richiede molto burro, senza il quale la grechka rimane asciutta. Non a caso I Russi dicono «Каши маслом не испортишь» («la cosa buona e utile non può essere dannosa anche in grande quantità»). La Kascia preparata in questo modo ha un gusto tenero, un colore chiaro e un aroma fine. Si mangia anche col miele, latte e burro, e volendo anche con un pizzico di zucchero. 

Oggi le giovani donne russe hanno scoperto un altro uso del grano saraceno: esso infatti contiene tutti gli elementi necessari al funzionamento del corpo umano come iodio, ferro, calcio, proteine, fosforo e vitamina B; ha inoltre un basso contenuto di carboidrati e un alto contenuto delle fibre, che ne fanno il prodotto ideale per chi vuole perdere un po' di peso prima dell’estate. 

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Le origini del Pesce di Aprile in Russia

Nonostante il 1 aprile non sia un giorno festivo, molti paesi del mondo amano festeggiarlo. Tracce di questa festa si trovano già nel 1686, quando lo scrittore inglese John Aubrey ne parlava definendola “Fool’s Holiday”, ossia la “Festa dei Matti”.  

Esistono varie ipotesi sulla nascita di questa festa: alcuni raccontano che circa un secolo fa gli abitanti di San Pietroburgo furono svegliati da un allarme che annunciava un incendio, che però si rivelò falso. Accadde proprio il 1 Aprile, che da allora divenne la festa degli scherzi. 

Secondo altre fonti la festa sarebbe invece nata nel 1703 quando l’imperatore Pietro I, recatosi a teatro, fu burlato da un troupe di attori tedeschi che invece dello striscione di presentazione dello spettacolo ne appesero un altro con scritto "Primo Aprile, non credere a nessuno!" («Первый апрель — никому не верь!»). 

Un’altra ipotesi racconta che il giorno del Pesce di Aprile sia nato dall’antica festa dell'equinozio di primavera. Il cambio di stagione per un solo giorno annullava tutte le leggi, sia quelle della natura che quelle sociali, il buon senso veniva sostituito dalla leggerezza e la gente organizzava feste e spettacoli comici, con battute sferzanti contro i potenti che normalmente sarebbero valse la decapitazione. 

Tuttavia era ben chiaro a tutti che non bisognava offendersi o vendicarsi, in quel giorno speciale: anzi, secondo una credenza popolare, chiunque avesse manifestato comportamenti di cattivo gusto avrebbe attirato su di sé sfortuna e fallimenti. 

Secondo altre credenze popolari russe, il 1 aprile usciva fuori dal letargo lo “spirito della casa” (in russo «Домовой») e quindi era necessario prenderlo in giro in ogni modo possibile per confonderlo. 

Oggi il giorno del Pesce d'Aprile ha raggiunto grande popolarità soprattutto grazie ai mass media. Una storia divertente risale al 1957, quando la BBC lanciò un messaggio broadcast riguardo una fantomatica raccolta di spaghetti in Svizzera: il filmato mostrava dei contadini al lavoro nei campi mentre raccoglievano delle piante di pasta e l’emittente ricevette moltissime lettere di persone che volevano assolutamente averne una. 

Per tutelare gli spettatori da scherzi potenzialmente dannosi, alcuni paesi sono corsi ai ripari introducendo addirittura un’apposita legislazione: è il caso degli Stati Uniti, dove è stata creata una legge speciale che permette allo Stato d’intervenire quando i media cercano d’ingannare volutamente il pubblico, che talvolta si dimostra un po’ troppo credulone (in russo «лопоухий» letteralmente una persona con delle orecchie cadenti). 

Gli abiti tradizionali russi: il passato che vive nella modernità

Gli abiti tradizionali russi non vivono solo nelle vetrine dei musei o nel folklore: nonostante il mercato dell'abbigliamento globale, compreso quello della Russia, si concentri soprattutto sul settore della moda occidentale, non di rado sulle passerelle possiamo trovare capi ispirati ai costumi popolari russi. 

Un esempio è la collezione autunno-inverno 2012-2013 di Dolce & Gabbana, che vede pizzi, splendide decorazioni, stampe floreali e gioielli di lusso di grandi dimensioni. 

Un altro esempio è offerto dalla collezione 2015 di Valentino, presentata a Parigi, oppure quella di August van der Walz

Gli abiti tradizionali russi continuano ancora oggi ad ispirare gli stilisti contemporanei russi e non è raro trovare nelle loro collezioni degli elementi di richiamo: tra questi artisti vanno certamente ricordati Vyacheslav Zaitsev e Ulyana Sergienko, e anche la meno nota ma talentuosa Valentina Averyanova

Un proverbio russo dice «По одежке встречают», ovvero «Un bell’abito è una lettera di raccomandazione». I vestiti sono la prima cosa che cattura l'attenzione e la più chiara manifestazione del patrimonio culturale russo si trova proprio negli abiti tradizionali: in ogni dettaglio si possono trovare caratteristiche tipicamente russe, come elementi che rimandano direttamente alla cultura nazionale di questo paese. Alta qualità della manifattura, strati multipli, linee leggere, splendide decorazioni, colori vivaci, immagini: questo è ciò che distingue gli abiti russi, indumenti che sono una particolare espressione dell’anima di questo popolo e del loro senso estetico. 

Gli abiti tradizionali erano concepiti soprattutto per proteggere dal freddo, il che spiega i tessuti pesanti, la presenza di collari per proteggere dal vento e i tanti strati.  Un tempo sia gli uomini che le donne indossavano una camicia, sotto gli indumenti: i contadini indossavano lo Zipun (зипун), un cappotto senza collare di stoffa ruvida fatta in casa, mentre le persone più ricche usavano il Kaftan (кафтан), un capo con le maniche lunghe. Sopra veniva messo un cappotto, l’Armiak per i contadini, il Feryaz o l’Ohaben, per i boiardi e nobili. La camicia lunga ricamata (рубаха) era un indumento fondamentale anche per le donne. In casa le nobili indossavano camicie con maniche lunghe, mentre per uscire o per ricevere ospiti usavano il Poruchi o l’Oplecie. 

Le ragazze indossavano dei cappelli e vestiti che riflettevano sempre le caratteristiche del luogo dove la persona abitava come status sociale e stato civile. I tessuti più utilizzati per gli abiti erano quelli naturali come lana, lino e cotone. 

Oggi non è facile trovare vestiti ispirati fedelmente ai modelli originali; in gran parte infatti sono stati riadattati e modellati sulle nuove esigenze della vita moderna. Tuttavia i festival di cultura slava, le fiere e il lavoro degli stilisti contemporanei contribuiscono a ravvivare l’interesse per gli abiti tradizionali, che oggi hanno schiere di fan innamorati delle loro linee morbide e aggraziate.